
Giovani, pandemia e creatività
E mentre i giovani vivevano la vita, come solo i giovani possono e sanno fare, è arrivato, ormai più di un anno fa (che sembra un secolo), questo strano personaggio dall’aria fumettistica anche simpatica, una pallina grigia con dei prolungamenti di un rosso sgargiante, che cominciava a seminare morte in tutto il mondo. Il suo nome è Covid-19. Ma questo lo sapete già.
Una fiaba dark
Il colpo da tutti accusato è stato repentino e duro: chiusi in casa, divieto di abbracciarsi. La distanza è diventata sicurezza.
In un solo colpo ogni equilibrio (seppur precario) è stato stravolto. Adulti e giovani, tutti su un bateau che, a giudicar della tempistica del suo procedere, è decisamente ivre. Chissà quando questa strana ‘fiaba dark’ finirà. Era questa la domanda che si faceva con ottimismo cantando dai balconi a squarciagola come se i decibel potessero allontanare quello strano pallino grigio contornato di elementi simpatici rossi che intanto, ripeto (anche se non ce n’è bisogno), uccideva.
Per il bene dell’altro, vietata qualsiasi gentilezza. Pazzesco; ma è così.
La rassegnazione e lo schermo
Tra arcobaleni accompagnati dalla frase ‘andrà tutto bene’ (eh, ma, non è andato tutto bene), canzoni goliardiche che le rallentando si sono spente (e anche i testi hanno assunto un altro significato), una miriade di monologhi teatrali in video (da fondali: cucine, bagni, corridoi, spesso in disordine), sempre meno, i giovani hanno provato a crederci.
Da mesi, ormai, non ci credono più. A noi, non credono più.
La colpa non è nostra, o almeno non totalmente; ma come dargli torto.
La vita reale si è trasferita sullo schermo dei computer perdendo così la sua stessa essenza.
La vita è analogica, il digitale si fa utile solo per renderla più comoda, non per esserne completamente sostituita.
E di questo mondo digitale i ragazzi, privi per poca età delle esperienze della vita vera, sono avvezzi. Noi, altra generazione, invece, un po’ meno. I ruoli, anche in questo caso, si sono invertiti. Solo una corretta collaborazione sulla base del rispetto reciproco può garantire un arricchimento tra le generazioni.
«Regista, facciamo teatro su Zoom?».
«Va bene. Proviamoci. Tu, giovane attore, insegnami come si fa. Io ti spiego Shakespeare».
Bellezza, creatività e futuro
È nei giovani la voglia di reagire, d’altronde il futuro è un diritto. In un sali e scendi di ottimismo e svariate sfaccettature di depressione questo esercito del futuro combatte a colpi di bellezza grazie all’innata creatività.
Edificano castelli di possibilità, nonostante tutto. In questi lunghi mesi di un tempo senza tempo, loro, continuano a studiare con le lezioni a distanza, tra connessioni altalenanti (o sabotate, chi può saperlo), ‘mi sentite?’, ‘ci siete?’ e sporadici passaggi in presenza a scuola.
Sembra una narrazione surreale ma il dato è oggettivo.
In questo bailamme, il fuoco sacro dello stare tutti insieme, anche attraverso uno schermo, è più forte. Tra disegni, poesie, recite, suonate e cantate, i giovani, un passo alla volta, torneranno a fare la loro marcia. Anzi, sono già qui, vivi e brillanti. La meta è il futuro.
Veronica Meddi