
Comunicare ai tempi del Covid-19
Non vi è dubbio, la pandemia che tutti noi stiamo vivendo mette a dura prova la nostra resistenza, le nostre emozioni e la nostra energia; ma soprattutto mette a dura prova le nostre relazioni: costretti a passare troppo tempo in compagnia dei nostri conviventi, o al contrario costretti a non poter vivere le relazioni con i nostri amici, compagni, familiari, così come vorremmo. Distanziati, mascherati, spaventati, vincolati. Tuttavia, parafrasando Calvino, nelle situazioni drammatiche si può divenire parte del dramma, oppure ci si può impegnare per imparare a curare e a godere di ciò che nella nostra vita non porta dramma ma ricchezza; “L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
L’importanza della comunicazione nelle relazioni
La nostra vita relazionale è estremamente importante e le persone che, nelle diverse forme, amiamo possono essere per noi fonte di nutrimento, soprattutto quando ci sentiamo più fragili. Delle volte sembra però, davvero complicato “incontrarsi con l’altro”, soprattutto nei momenti di difficoltà come quello attuale.
Comunicare, dal latino comunicare, mettere in comune, è l’unico modo che abbiamo per entrare in relazione, condividere e arricchirci con reciprocità. A uno sguardo poco attento, potremmo dire che tutti sappiamo comunicare; basta parlare. Ma non è così. Comunicare non significa solo parlare, significa rispettare gli altri, rispettare se stessi e provare a far arrivare il messaggio che si desidera nel modo più chiaro possibile, perché le difficoltà relazionali spesso, derivano solo da difficoltà nella comunicazione. Comunicare in modo efficace è un’arte e, in quanto tale, richiede allenamento e passione.
Curiosi di conoscere meglio l’arte della comunicazione assertiva?
Per poter comunicare assertivamente, la prima abilità da sviluppare giorno dopo giorno è la consapevolezza. Solo se sono consapevole di ciò che sento, di ciò di cui ho bisogno e di ciò che intendo far arrivare all’altro posso assumermi la responsabilità dei miei sentimenti anziché dare la colpa agli altri e, in tal modo, esprimere ciò che sento rispettando i miei interlocutori. Pensate a quanto è diverso dire “mi ferisci perché non mi ascolti” rispetto a “mi sento ferito perché avrei bisogno di essere ascoltato”. Notate qualche differenza? Nella prima affermazione si dà la colpa all’altro dei propri sentimenti, nella seconda ci si assume la piena responsabilità di ciò che si sente e si esprime un proprio bisogno. Quando esprimiamo i nostri bisogni in modo indiretto, attraverso valutazioni (ad esempio, non mi comprendi mai), interpretazioni e diagnosi del loro comportamento, gli altri molto probabilmente recepiranno il nostro messaggio come una critica; e quando le persone si sentono giudicate o criticate investono le loro energie nel contrattacco e non nella comprensione empatica.
Purtroppo, a molti di noi non è stato insegnato a riflettere sui nostri bisogni, molto semplicemente ci chiediamo cosa c’è che non va negli altri quando i nostri bisogni non sono soddisfatti. Tuttavia, quando iniziamo a parlare dei nostri bisogni anziché di quello che non va negli altri, aumentano le probabilità di trovare strade per soddisfarli.
Le responsabilità e i bisogni
È importante ricordare che ognuno è responsabile dei propri sentimenti e bisogni e che amare non significa negare i propri bisogni allo scopo di avere cura di quelli della persona amata che, altrimenti, diviene un fardello e non un compagno di viaggio. È importante rispondere ai bisogni altrui per empatia, non per paura, senso di colpa o vergogna; solo in questo modo le nostre azioni possono generare soddisfazione in noi stessi e in chi le riceve.
Spesso utilizziamo un linguaggio astratto e vago per indicare come vorremmo che gli altri agissero o si sentissero, senza specificare le azioni concrete che potrebbero fare per arrivare a essere o sentirsi in quel modo; è importante, invece, assumersi la responsabilità di chiedere in modo chiaro, concreto, ciò che si desidera, e ovviamente assumersi la responsabilità del fatto che l’altro è libero di dire no (è importante saper fare richieste e non avere pretese). È fondamentale per tale motivo, creare relazioni e comunicazioni, basate su onestà ed empatia, facendo capire agli altri che il nostro impegno è rivolto alla qualità della relazione e a fare in modo che in questo processo i bisogni di tutti vengano soddisfatti, e non solo i nostri. Ascolto, empatia, consapevolezza, responsabilità: sono queste le parole chiave alla base di una relazione sana con gli altri, ma soprattutto con se stessi.
In un momento in cui tutto è più complesso, in cui la libertà d’azione è ristretta e le paure sono molte, è necessario “cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”, e ciò può avvenire solo coltivando la propria anima e imparando a condividerla.
Lavinia Narda