La formazione e l’avvento del digitale
Tra le varie ipotesi relative alla formazione e all’avvento del digitale ormai in tutti i settori, da Milano arriva la proposta delle 150 ore digitali, nell’ambito di una grande campagna di formazione e di educazione per tutti i cittadini milanesi residenti, giovani e meno giovani, a carico della comune meneghino.
Le 150 ore nella quarta rivoluzione industriale
Nell’aprile del 1973 nasceva in Italia l’Istituto delle 150 ore, che consisteva, e consiste ancora oggi, in un pacchetto di ore di permesso che il lavoratore può utilizzare per studiare o formarsi. Le 150 ore furono introdotte nel contratto collettivo dei metalmeccanici sull’onda dello Statuto dei Lavoratori del 1970, e rispondevano alla bassa scolarità della forza lavoro nell’Italia di quegli anni, in cui si trovava lavoro anche senza un titolo studio, in molti casi nemmeno di scuola elementare.
Oggi in piena rivoluzione digitale si riprende finalmente a parlare di formazione e competenze con uno spirito che, opportunamente contestualizzato, potrebbe ricordare quell’esperienza. E, stando ai commentatori più autorevoli, lo shock da pandemia ha finalmente rimesso al centro del dibattito politico ed economico il tema dell’educazione, complice il lockdown totale dello scorso anno e quello più morbido in cui stiamo vivendo.
L’impatto e gli effetti collaterali della pandemia
Sul fatto che la la pandemia abbia accelerato i processi di digitalizzazione delle imprese e cambiato il modo di lavorare non ci sono più grossi dubbi: se lo smart working, ad esempio, prima del coronavirus era sconosciuto ai più in Italia, oggi è un fenomeno consolidato e sempre più diffuso, che molto probabilmente “sopravviverà” alla fine della pandemia.
Secondo uno studio di CleverConnect, tra i 5 trend di quest’anno per quanto riguarda il comparto delle risorse umane e della ricerca e selezione del personale, il lavoro da remoto aumenterà e comporterà una nuova modalità di organizzazione del lavoro per tutte le aziende. La diffusione dello smart working si accompagna con il passaggio a una fase matura del digitale in azienda, che rende necessaria una formazione mirata a diffondere quelle competenze necessarie all’utilizzo dei nuovi strumenti.
La formazione 4.0
La formazione quindi sarà uno dei temi di maggior interesse nel 2021: soft skill e competenze digitali daranno una delle leve strategiche per la ripartenza. Del resto, le migliori esperienze di digitalizzazione passano da investimenti sia in tecnologia sia in capitale umano. Anche in questo caso le tendenze erano già chiare dopo la grande crisi del 2008, lo shock da pandemia non ha fatto altro che accelerare ulteriormente la velocità e gli effetti di processi già in atto.
Così come per il mondo della scuola anche per il mondo della formazione le nuove tecnologie rappresentano una sfida e una grande opportunità. La formazione a distanza, come lo smart working, è diventata una modalità consolidata per l’apprendimento di competenze specifiche e, così come lo smart working, “sopravviverà” alla fine della pandemia, magari creando modelli ibridi di formazione a distanza e in presenza, secondo i singoli bisogni specifici.
E allo stesso tempo l’utilizzo della tecnologia per la formazione porterà la necessità di competenze; paradossalmente, per formarsi, occorrerà prima formarsi in competenze digitali e soft skills.
Diego Castagno