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“Che scuola farai?” – Scegliere senza perdersi

ll primo dramma adolescenziale è, senza ombra di dubbio, la scelta dell’indirizzo della scuola superiore

Innanzitutto, dovrebbe essere chiaro che questa scelta benché incisiva non è per forza di cose una scelta definitiva, del resto a 13/14 anni non si ha ancora la piena consapevolezza di ciò che si è e di cosa si vuole fare. Importante è la fase di orientamento, avere al proprio fianco adulti e insegnanti che indirizzano le attitudini dei ragazzi verso quelle che potrebbero diventare competenze; e anche avere al proprio fianco genitori che non monitorano la scelta dei ragazzi per farli diventare ciò che loro desiderano, manipolando le loro scelte. Indispensabile quindi, in questa fase, il dialogo e la comunicazione tra i giovani e gli adulti.

Il ruolo dei docenti

Per accentuare l’importanza di questo momento, oramai da molti anni, questa “responsabilità” è stata affidata ai docenti stessi: guidare gli studenti attraverso lo sviluppo di competenze orientative, importanti non solo nel passaggio da un ordine di scuola a un altro, ma anche nel passaggio successivo dalla scuola al lavoro. La scelta di un corso di studi sbagliato, nel peggiore dei casi, determina l’abbandono del percorso scolastico da parte del ragazzo, portando così a una sorta di sconfitta, la prima della vita. Quindi, può avere gravi risvolti non solo a livello di un futuro lavorativo, ma anche da un punto di vista psicologico. Ciò porta anche all’ampliamento di quella categoria oggi denominata neet, vale a dire una persona, soprattutto di giovane età che non ha e né cerca un impiego e non frequenta una scuola né un corso di formazione o di aggiornamento professionale.

L’importanza del Lifelong Learning

inclusione

L’obiettivo di oggi è far sì che l’orientamento e l’affiancamento di questi giovani porti loro a una consapevolezza attiva, che li renda in grado di gestire in modo autonomo il proprio percorso di studi prima e professionale poi. È nato per questo il Lifelong Learning (LLL), una nuova concezione basata, appunto, sul presupposto che ognuno sia un “gestore proattivo” della propria carriera lavorativa, in grado di rispondere all’evoluzione dei propri bisogni, ai cambiamenti lavorativi sia da un punto di vista pratico sia da un punto di vista relazionale; e in grado di rispondere, inoltre, al processo di formazione. Ad ampio raggio è la prospettiva inclusiva che si sta cercando di sviluppare sia a livello nazionale sia a livello internazionale, per garantire una reale uguaglianza di opportunità in ambito istruttivo, formativo e professionale, senza vincoli o condizionamenti socio-culturali. Obiettivo realizzabile grazie all’attuazione della psicologia dell’orientamento, con modelli di intervento diretti e specifici, che ANAPIA si pone costantemente di attuare per formare i cittadini attivi del futuro.

Marianna Zito

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