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La didattica a distanza e la psicologia adolescenziale

Nel suo ruolo di Presidente del Consiglio Superiore della Sanità, anche il Prof. Franco Locatelli ha avuto responsabilità nel suggerire la chiusura delle scuole adottata nel nostro Paese all’inizio di marzo di quest’anno e ce ne parla nella prefazione al libro “Scuole sicure. L’emergenza Covid-19: un’opportunità?” (Castelvecchi Editori) della docente Simona Mancini. La sospensione delle lezioni in presenza, in tutte le scuole di ordine e grado, è stata “necessaria e utile per poter adeguatamente contenere l’ondata epidemica, ma non per questo meno dolorosa”. È stata questa una delle fratture più importanti causate dalla pandemia, perché ha obbligato i ragazzi a stare al di fuori di un contesto per loro familiare e quotidiano, lontani da un importante punto di riferimento, nonché luogo di incontro e di confronto. Sono stati allontanati dal luogo simbolo della loro crescita, socialità, istruzione e formazione per il futuro.

Paradossalmente – come ha affermato il Prof. Ivano Dionigi, latinista ed ex Magnifico Rettore dell’Alma Mater Studiorum dell’Università di Bologna – è dalla scuola stessa che si dovrà ricominciare e sarà la scuola stessa ad assurgersi a nuovo trampolino di lancio verso un futuro che è ancora un’incognita. E proprio per questo motivo la scuola è inizialmente ripartita nei tempi giusti, in presenza e in condizioni di totale sicurezza, ma almeno in parte ha dovuto di nuovo abdicare all’utilizzo della Didattica a Distanza Integrata.

La parola agli studenti e alle studentesse

Ma loro, cosa pensano di questa nuova didattica a distanza, ora chiamata Didattica a Distanza Integrata?
Quali sono le principali difficoltà a cui stanno andando incontro sia da un punto di vista organizzativo sia da un punto di vista emotivo?
Cosa ha creato nei ragazzi questo temuto e preannunciato secondo allontanamento dalla scuola e dalla socialità?

Noi abbiamo cercato con domande dirette attraverso WhatsApp di dare voce ai ragazzi.
Ecco un sunto di alcuni pareri degli studenti e delle studentesse dell’Istituto Paritario Cartesio di Roma, che ci sembrano dare una fotografia decisa e limpida del parere dei principali attori di questo momento.

“Non mi piace. La trovo difficile perché dopo 6 ore mi friggono gli occhi. Che sia tablet, smartphone o computer, stare tutto questo tempo è abbastanza pesante. La trovo difficile soprattutto per la comunicazione.” Annalisa

“Penso che sia abbastanza difficile per un tipo come me che ascolta in classe.” Fabio

“Penso che la didattica a distanza può risultare difficile per alcuni alunni che per esempio non hanno la possibilità di usare un telefono o un pc o che comunque non hanno internet a casa.” Sindi

“Penso che stanno andando avanti abbastanza bene e che comunque riusciamo tutti a seguire il programma. Non è difficile sicuramente è più complicato che a scuola. Ma penso sia normale, non ci possiamo vedere in qualche modo si deve fare.” Simone

“Penso che sia un’ottima alternativa ed è molto soggettiva e a me non crea disturbo.” Agnese

“Non è difficile ma preferisco stare a scuola.” Federico

“Penso sia più comoda vista la situazione. Non la trovo particolarmente difficile, anche se sono per le lezioni tradizionali, ma vista la situazione è d’obbligo che si svolgano in questa maniera.” Alexandra

“La didattica online non la trovo difficile e apprendo ugualmente come a scuola.” Giulia

“La didattica a distanza è un ambito nuovo a cui non sono abituato, se fatta bene può sostituire in parte la scuola evitando di avere lacune molto grandi nel programma. Sicuramente comporterà anche delle difficoltà, per esempio una scarsa connessione a internet che non permette di seguire adeguatamente la lezione, inoltre non aiuta i rapporti tra ragazzi, cosa fondamentale della scuola e soprattutto della vita. Secondo me è difficile poiché stando a casa non si riesce a mantenere la concentrazione durante tutte le lezioni poiché distratti dal comfort.” Lorenzo

“Con la didattica online mi trovo meglio, perché riesco a seguire meglio le lezioni, a prendere appunti e a farmi schemi da sola”. Aarti

“La didattica a distanza penso che sia uno dei mezzi meno efficaci per fare lezione. Noi studenti possiamo lamentarci in continuazione di quanto sia pesante la scuola, ma fuori da essa non riusciamo a concentrarci, ed è evidente anche da chi ci fa lezione da casa. La si trova difficile, per il semplice fatto, che non si ha un diretto contatto con i professori, come una diretta comunicazione con loro, e la concentrazione scarseggia, essendo in un luogo di comodità. Naturalmente ci sono anche coloro che hanno problemi di connessione, oppure non hanno disponibilità di fare la DDI, e questo crea ulteriori problemi. Sinceramente parlando, io vorrei tornare a scuola.” Nicole

La parola al Coordinatore delle attività didattiche ed educative

La didattica a distanza e la psicologia adolescenziale - Salvatore Sasso

Dopo aver intervistato una decina di ragazzi, abbiamo voluto sentire anche il parere del Coordinatore delle attività didattiche ed educative dell’Istituto Cartesio Prof. Salvatore Sasso, che oltre ad avere insegnato esercita la professione di psicologo e psicoterapeuta: “È ovvio che cambia la relazione, intesa come sviluppo del Sé per i più piccoli, manca l’aggancio visuale ma si lavora sull’uditivo; mentre per i più grandi si parla maggiormente di un discorso organizzativo. Per i ragazzi con problemi di distraibilità, vediamo che il fattore digitale complica notevolmente l’apprendimento, perché manca il feedback immediato con il docente. I tempi della lezione devono essere necessariamente più ristretti perché il tempo dell’attenzione è minore. Nella fase di warm up, ovvero nella creazione della relazione con lo studente lo sforzo deve essere maggiore a livello digitale”. Il Coordinatore sottolinea, inoltre, che la DDI ha evidenziato quello che tutti noi sappiamo: le problematiche legate al periodo dell’adolescenza. “La DDI non ha fatto altro che far emergere la sottovalutazione della personalità di adolescenti e post adolescenti da parte dell’adulto nella società. Il Covid-19 è una sorta di laboratorio, che ha scatenato nell’adulto, finalmente, l’attenzione con un conseguente senso di colpa nei confronti dei ragazzi. Ma la soluzione sta nel problema. Bisogna lavorare sul problema e non sulla soluzione. Questa è una palestra per questi ragazzi che stanno imparando per la prima volta che il futuro è incerto”.

Ma come affronteranno i nostri ragazzi questo futuro incerto?

Abbiamo visto che la maggior parte dei nostri giovani non è del tutto convinta fino in fondo di questo soluzione sì necessaria, ma che li isola dai rapporti umani ed emotivi, isolamento che potrebbe creare in loro problematiche e barriere nel formare quella che sarà la nostra generazione futura e il loro ingresso nel mondo del lavoro. È a questa condizione di chiusura, è al Covid-19, è a tutta questa tecnologia che i nostri adolescenti stanno reagendo. Devono essere comunque bravi nel costruirlo questo futuro incerto. Nonostante tutto. Qui e ora.

Marianna Zito

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