Maturità con la mascherina

Gli esami di maturità al tempo del Covid

Inizialmente poteva anche sembrare una cosa semplice non dover gestire tutti gli studenti di una scuola, non dover combattere con le euforie o i malumori e con i “prof. posso andare in bagno?”. Poteva sembrare una cosa semplice avere le scuole chiuse, i banchi vuoti e il silenzio, che hanno caratterizzato per tre mesi le strutture scolastiche. Tutto si è fermato, in un silenzio per certi versi assordante, rotto dalla speranza di un #andràtuttobene e che da settembre sarebbe tornato tutto come prima, con alle spalle un momento da inserire nei libri di Storia.
Poteva sembrare semplice la DAD (Didattica a Distanza), poteva sembrarlo per i ragazzi e anche per noi docenti.

E anche arrivare alla maturità, dopo tre mesi di lontananza dai banchi, è stata dura per tutti. L’emozione degli ultimi giorni di scuola e l’adrenalina verso l’esame di Stato quest’anno hanno avuto un sapore diverso. Il COVID-19 ha reso queste sensazioni amare burocraticamente ed emotivamente. Perché accompagnare i ragazzi mano a mano in un percorso educativo e didattico implica sì i doveri di una formazione adeguata degli stessi, ma implica anche il diritto di poter vedere in loro il risultato di un impegno reciproco, un punto di arrivo che apre la strada a numerosi inizi che li vedono come unici protagonisti. E allora cosa ci ha insegnato il Covid-19? Ci ha insegnato a stare dietro uno schermo, a dire o ad apprendere più nozioni possibili nel minor tempo possibile, a prenderci cura dei nostri studenti prima di tutto rassicurandoli e poi passando alle nozioni da apprendere.

La didattica a distanza sostituirà la didattica in presenza? L’insegnante dovrà rivedere il suo modo di fare didattica? Il virus ci ha messo di fronte a una rivoluzione e a un cambiamento radicale?
Non sappiamo cosa succederà dopo questo periodo paralizzante, di sicuro abbiamo imparato ad esserci in un modo diverso.